L’ ULTIMO LAVORATORE: LA PARTECIPAZIONE IN UN MERCATO DEL LAVORO FLESSIBILE
Queste poche righe vogliono essere un contributo al dibatto sul tema della partecipazione dei lavoratori, rilanciato fortemente dalla CISL per bocca del suo Segretario Generale Luigi Sbarra, in quel segmento del mercato del lavoro caratterizzato da alti livelli di flessibilità.
Dapprima pare necessario fare una premessa sul titolo in ordine ai concetti di “Ultimo lavoratore” e “Flessibilità”. Col concetto di “Ultimo lavoratore”(citazione riadattata da un noto testo di Francis Fukuyama : “La fine della storia e l’ultimo uomo”) intendo il profilo del lavoratore emerso dall’ultima ricerca dal Rapporto Censis – Eudaimon e per “Flessibiltà” si intende fare riferimento a tutto quel lavoro “non standard”, ossia temporaneo e\o a modulazione temporale e spaziale flessibile.
L’ultimo lavoratore
Dall’indagine del predetto rapporto sul welfare aziendale (“Il valore delle nuove forme di lavoro nelle aziende”) emerge innanzitutto il consolidamento del fenomeno delle dimissioni volontarie, che nei primi nove mesi del 2022 hanno visto un balzo in avanti di oltre ventuno punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2021.
Emerge altresì come il lavoratore veda il proprio lavoro come meramente strumentale al percepimento di un reddito per il sostentamento proprio e della propria famiglia, con la precisazione che questa tendenza è inversamente proporzionale al grado di istruzione.
Infine sembra diffusa la sensazione di insicurezza circa il proprio lavoro, tant’è che oltre il quarantadue per cento dei lavoratori teme di perdere il proprio lavoro e, la decisione di intraprendere percorsi di rafforzamento delle proprie competenze, sembra più che altro sollecitata dal timore di non essere più “occupabili”, più che dal desiderio di formarsi per poter aumentare il proprio protagonismo. Balza subito all’occhio che questo senso di precarietà vada oltre la mera dimensione contrattuale, ossia legata alla tradizionale equazione contratto a tempo determinato uguale precarietà ed investa invece il più generale timore di restare tagliati fuori da un mercato del lavoro in continua evoluzione, che richiede sempre nuove ed aggiornate competenze. In altre parole ci si sente precari, anche se magari in misura minore, anche con un contratto a tempo indeterminato.
La partecipazione nel mercato del lavoro flessibile.
Nelle ultime settimane la CISL ha annunciato una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori, in attuazione dell’ articolo 46 della Costituazione, che ne prevederà graduali e variegate forme: dalla partecipazione agli organismi decisionali delle imprese all’azionariato, dal coinvolgimento nelle decisioni organizzative ad un più puntuale ruolo consultivo.
Questa nuova concezione della “persona” nel mercato del lavoro, nell’ottica di un suo rinnovato protagonismo, sarà una nuova sfida assolutamente decisiva per il Sindacato tutto. E’ sarà tanto più ardua ed importante per chi si misura con un mercato del lavoro flessibile come quello inteso all’inizio.
E’ innegabile che insicurezza, temporaneità e precarietà siano condizioni che possano generare quella sensazione di distacco dal proprio lavoro, che viene percepito come meramente strumentale alla acquisizione di un reddito e rischiano anche di bloccare quel processo di emancipazione psicologico del singolo, per proiettarsi in una dimensione partecipativa singola e collettiva.
Si rischia in altre parole che avviluppato nelle dinamiche dello stress e dell’ansia della precarietà, l’ ultimo lavoratore non trovi le risorse psicologiche per maturare un impulso alla partecipazione.
Allora sarà decisivo far sì che l’ultimo lavoratore si senta sempre meno irrequieto e recuperi uno slancio partecipativo. E questo sarà compito della concertazione e della contrattazione, favorendo pertanto percorsi virtuosi di stabilità o continuità occupazionale, accesso alla formazione per alleviare quel presagio di insicurezza vissuto nel misurarsi coi cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie, un welfare inclusivo ed una dimensione partecipata della organizzazione del lavoro. Ciò è tanto più importante nei segmenti del mercato del lavoro caratterizzati da più elevata flessibilità. E sarà fondamentale esercitare concertazione e contrattazione in una ottica inclusiva e di solidarietà, per far sì che tutti possano giovarne.
Affinchè questa partecipazione si realizzi è necessario poi che l’ultimo lavoratore maturi una partecipazione intesa anche come sincero coinvolgimento nelle vicende personali altrui. Sarà sul punto decisivo il nostro ruolo come Sindacato, che dovrà continuare a riaffermare, in funzione educativa, una partecipazione autentica, non “liquida” o puramente mediatica. Una partecipazione basata sulla prossimità, sull’incontro, la condivisione fra lavoratori, per far sì che gli stessi si sentano parte di una comunità di destini. E sarà tanto più importante per quel mondo del sindacato che si misura col lavoro più flessibile. E’ questa la pre – condizione che deve concretizzarsi perché si realizzi quella partecipazione che porti all’attuazione effettiva dell’art. 46 della Costituzione.
La partecipazione sarà quindi la chiave per questo processo di maturazione dell’ultimo lavoratore da anima errante del mercato del lavoro a protagonista del proprio futuro e della comunità del lavoro, per scrivere una nuova pagina nella storia delle relazioni fra lavoro e capitale. Ed il sindacato non potrà assolutamente mancare questo appuntamento con la storia.
Articolo a cura di Paolo Di Gerio