Autismo e deficit della ricompensa sociale
L’autismo è in generale i disturbi dello spettro autistico rappresentano una categoria di disturbi neurobiologici con un alto grado di complessità. L’autismo e i disturbi dello spettro autistico – con un esordio nei primi anni di vita – compromettono la capacità di interagire e di comunicare con gli altri interferendo con gli aspetti più qualificanti della persona; si associano spesso a comportamenti ripetitivi e ad una certa rigidità del pensiero.
Uno studio con scansioni di risonanza magnetica ha mostrato per la prima volta su bambini autistici una minore densità di connessioni in un circuito neurale che sovraintende alla gratificazione dovuta alle interazioni sociali, sostenendo la teoria per cui le persone autistiche siano intrinsecamente meno interessate a interagire con gli altri.
Per descrivere l’origine dell’autismo, nel corso degli anni sono state elaborate diverse teorie, una delle quali è conosciuta come teoria della motivazione sociale. Questa teoria sostiene che le persone autistiche siano intrinsecamente meno interessate all’interazione con i propri simili.
I risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista “Brain” da ricercatori della Stanford University sono una delle più valide prove mai ottenute della correttezza di questa teoria. Nel corso dello studio, gli autori hanno sottoposto a scansioni di risonanza magnetica 80 bambini con una età compresa tra 8 e 13 anni, 40 affetti da autismo e 40 non affetti (quest’ultimi formavano il gruppo di controllo). In particolare gli scienziati hanno volutoesaminare i circuiti cerebrali e le connessioni funzionali nel cervello mentre i soggetti coinvolti nell’esperimento erano impegnati a osservare immagini con una connotazione sociale. I risultati delle scansioni hanno mostrato che la densità delle fibre nervose della via mesolimbica della ricompensa, associate alla gratificazione dell’interazione sociale, era minore nei bambini autistici rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, la densità più bassa di fibre era stata osservata nei soggetti che all’esame clinico mostravano i maggiori deficit nell’interazione sociale.
L’autore senior dello studio ha dichiarato che “La cognizione sociale umana è complessa, per questo siamo rimasti sorpresi nel trovare traccia dei deficit sociali in un circuito quasi primordiale. L’interazione sociale di solito è intrinsecamente gratificante, ma non lo è abbastanza per i bambini autistici”.
Fonte: – Supekar, K., Kochalka, J., Schaer, M., Wakeman, H., Qin, S., Padmanabhan, A., & Menon, V. (2018). Deficits in mesolimbic reward pathway underlie social interaction impairments in children with autism. Brain, 141(9), 2795-2805.- Pagina Instagram “obiettivoscienza”
Articolo a cura di Rosario Cassaniti