Cos’è l’attenzione?
“Stai attento!”
Che voi siate genitori o insegnanti sicuramente avrete pronunciato almeno una volta nella vita l’espressione sopra citata. Il richiamo dell’attenzione, infatti, solitamente si manifesta in questo modo: un cambio improvviso nel tono di voce di chi parla, avverte colui che ascolta di un cambiamento in atto; ma è veramente solo questa l’attenzione?
Da varie analisi psicologiche riguardo la componente attentiva dei soggetti è emerso che l’attenzione si identifica come un processo in cui alcune parti di un’informazione ricevuta dal soggetto vengono codificate ed elaborate, mentre altre non vengono considerate. Dunque, in base a quanto esposto l’attenzione potrebbe definirsi come un meccanismo selettivo in grado di discriminare i concetti.
Eppure, anche in questo caso, il discorso non si esaurisce solo a questo. La complessità dell’attenzione, infatti, si manifesta attraverso cinque processi interni alla persona: il meccanismo di allerta, l’attivazione, l’orientamento, il rilevamento dell’informazione e la selezione della stessa.
(Per esigenza di chiarezza in questo articolo sarà trattato solamente il primo fattore; mentre gli altri saranno spiegati nel prossimo).
Dunque a partire dal primo, il meccanismo di allerta indica “la quantità di attenzione implicata in un compito”. Questa si manifesta, o evidenzia, in differenti modalità che possono essere visibili o meno. In primo luogo, tale componente viene a definirsi in base al livello di attenzione, che a sua volta dipende dalle condizioni generali del soggetto che si deve concentrare e dallo stimolo esterno. Infatti, più lo stimolo sarà forte e recepito come “interessante” più il soggetto cercherà di mettere in gioco la sua attenzione.
Come accennato, la misura del livello di attenzione può essere analizzata attraverso fattori fisiologici e comportamentali: nei primi solitamente assume importanza il battito cardiaco o la velocità della respirazione del soggetto; mentre per l’aspetto comportamentale si tiene conto del tempo di reazione ad una risposta (o in generale ad uno stimolo).
Nel contesto scuola si tiene conto di quest’ultimo fattore.
Articolo a cura di Ilaria Genovesi