“Tears in Heaven”, Eric Clapton.
“Tears in Heaven”, uscito nel 1992, è uno dei brani più toccanti di Eric Clapton. Ad un solo anno dall’uscita del singolo, il chitarrista inglese si aggiudicò ben 3 Grammy Awards, in particolare come ‘canzone dell’anno’, ‘incisione dell’anno’ e ‘miglior performance vocale maschile’.
Ma cosa si nasconde dietro un successo di questo brano? Cosa ha ispirato Clapton a scrivere “Tears in heaven”?
Il 20 marzo 1991 il figlio di Eric, Conor – nato da una relazione con la showgirl italiana Lory Del Santo – precipita da 53esimo piano di un palazzo del quartiere newyorkese di Manhattan: il bambino, che aveva appena quattro anni, incuriosito da una finestra lasciata aperta per sbaglio da una colf è precipitato per più di centro metri andando incontro a morte certa. Se la tragedia fosse successa qualche anno prima Clapton probabilmente avrebbe affondato i suoi dolori nell’alcool e nella droga, ma quelle brutte abitudini erano ormai sepolte nel passato. Clapton decide di estraniarsi dal mondo intero trasferendosi su un’isola dei Caraibi insieme alla sua fedelissima chitarra, dicendo a tal proposito: “Avevo bisogno di uscirne fuori, di salvarmi. L’unico modo era quello di scrivere e suonare, scrivere e suonare.” Nonostante il tema particolarmente delicato e toccante, Clapton si affida alla collaborazione con Will Jenning per ultimare il brano. Nel testo l’autore di abbandona ad una serie di domande che hanno la forza di far commuovere e far provare sentimenti strazianti allo stesso tempo: “Would you know my name if I saw you in heaven? Would it be the same if I saw you in heaven? I must be strong and carry on. (Ricorderesti il mio nome se ci incontrassimo in paradiso? Mi terresti la mano se ti vedessi in paradiso? Devo essere forte e andare avanti.)”
Articolo a cura di Rosario Cassaniti