Lupin: dans l’ombre d’Arsène
Netflix annuncia la seconda stagione, e noi Recensiamo la prima – senza spoiler.
Netflix stupisce con il suo omaggio ai romanzi di Maurice LeBlanc, con una serie ricca di avventure e colpi di scena, orchestrati sotto l’arte recitativa di Omar Sy.
Qualcuno lo ricorda nel celebre film – di regia doppiamente francese a cura di Olivier Nakache ed Éric Toledano – “Quasi amici” (2011).
Omar Sy interpreta Assane Diop, un uomo francese, divorziato, con un bambino, scatenando la polemica interrogatoria sul perché Lupin dovesse interpretarlo una persona di colore.
Questa mini-serie non parla di Lupin, è un’ispirazione, un’eredità da custodire, perché i libri sono preziosi, tangibili ed esenti da ogni limite fisico. Sono capaci di andare oltre la semplice carta, non conoscono la materia.
Si trascinano insegnamenti, talvolta abbracci, ricordi. Ci sono libri in grado di salvare anime appese ad un filo, così come avvenne per Assane da bambino, leggendo uno dei romanzi del ladro gentiluomo, innamorandosene a tal punto da voler vestire i suoi panni.
Lupin può essere chiunque, è un mago di travestimenti, dotato d’astuzia e galanteria, sempre un passo avanti agli altri. Persino Arsène potrebbe non essere il suo nome; ed è così che la perdita dell’identità in un moderno “Uno, nessuno e centomila” diventa il leitmotiv, il fulcro attorno a cui orbitano avvenimenti – liberamente ispirati ai romanzi – e nomi fittizi, acronimi dello stesso Arsène Lupin.
Con una fotografia discutibile a causa di un budget decisamente limitato, Lupin recupera punti su ogni fronte per la sua trama eclettica e ricca di chiavi di lettura.
Dall’idea di George Kay e François Uzan, con la triplice regia di Louis Leterrier (che ricordiamo per “Now you see me” del 2013), Marcela Said e Ludovic Bernard; Lupin è ancora in produzione, ma hanno già annunciato l’uscita di una seconda e prossima stagione, sempre sulla piattaforma Netflix per l’estate 2021.
Articolo a cura di Roberta Lucibello