Autostrada Roma-Latina, l’opera non vedrà la luce prima del 2030. La Cisl tuona: “E’ una vergogna”
Ancora proclami e promesse nel Piano di Mobilità approvato dalla Regione; c’è il corridoio e la bretella Cisterna-Valmontone, ma i tempi sono lunghi e si riaccende la polemica
Ci sarà ancora da attendere – e anche tanto – per vedere l’Autostrada Roma-Latina in funzione. All’interno del “Piano Regionale Mobilità, Trasporti e Logistica”, un progetto di 50 pagine allegato alla delibera di Giunta, è stato inserito il 2030 come anno ufficiale entro il quale il progetto sarà terminato. L’infrastruttura, inserita nei progetti a medio termine – ossia quelli compresi nell’arco temporale che va dal 2025 al 2030 –, prevede una spesa totale di 1 miliardo e 800 milioni di euro, i quali serviranno per realizzare, al fianco del Corridoio Roma-Latina, l’annessa bretella Cisterna-Valmontone.
Il documento della Regione certifica nero su bianco l’importanza dell’infrastruttura, ma inserire una data di scadenza incredibilmente distante, un termine che tutto il territorio non può permettersi di attendere, è una scelta completamente controproducente ed avvilente. Il mare di discussioni, pianificazioni e rivisitazioni avvenute in passato hanno già fatto perdere diverso tempo e anche più di qualche occasione in termini di fondi e finanziamenti: per questo motivo si sono riaccese le polemiche, con la Cisl impegnata in prima linea in una battaglia che ormai da tempo sta conducendo. “Da anni ci battiamo per quest’opera” ha tuonato il Segretario Generale della Cisl di Latina Roberto Cecere: “Abbiamo fatto diversi presidi a Borgo Piave, ci siamo battuti per velocizzare i tempi di realizzazione e abbiamo coinvolto le forze politiche, ma il risultato è che l’impegno da parte di quest’ultime è stato esiguo, se non addirittura di sottomissione. La classe politica non ha espresso né vergogna né sdegno per un documento dove viene chiaramente espresso che l’opera non verrà realizzata prima del 2030: a questo punto ci chiediamo realmente a cosa servano e se siano necessari”.
C’è grande rammarico per l’ennesima proroga e il sentimento di rabbia che molti provano è diffuso. “Ogni giorno sulla Pontina si registrano incidenti, la viabilità è sempre più congestionata vista anche la presenza di aree industriali importanti, ma Zingaretti preferisce far passare altri 10 anni, mettendo in soffitta un’opera che invece risulta fondamentale a livello infrastrutturale e occupazionale. Nuove infrastrutture significano infatti nuove possibilità di lavoro che in tempi come questi dovrebbe rappresentare una priorità per qualsiasi buon amministratore. Evidentemente, però, Zingaretti è concentrato su altro” hanno sottolineato i parlamentari pontini della Lega Francesco Zicchieri e Claudio Duringon, i quali hanno chiesto chiarezza su un cronoprogramma che di fatto sembra azzerare tutto, riportando l’autostrada alla casella di partenza.
Asserire che l’opera è prioritaria ed inserirla poi tra quelle da realizzare entro il 2030 appare come un controsenso, soprattutto considerato da quanti anni è attesa la realizzazione dell’infrastruttura. Definirla fondamentale stride con la scelta di rimandarla di ben 10 anni, e qualcuno dovrebbe di certo dare delle spiegazioni in merito a tale scelta. L’immobilismo dei partiti politici è inaccettabile e come al solito a pagarne le spese sono i migliaia di pendolari. A risentirne sarà il territorio, il quale avrebbe visto la creazione di un’opportunità di lavoro per moltissime persone: ancora una volta si sta perdendo l’occasione per rilanciare la regione in cui viviamo, rendendo un’opera che sarebbe fondamentale non più strategica. Chi se ne assumerà la responsabilità?
Articolo a cura di Fabrizio Scarfò