Suburra 3: la recensione
Il 30 Ottobre la piattaforma digitale Netflix ha rilasciato il terzo e ultimo atto della serie italiana Suburra, molto acclamata da un vasto pubblico e non soltanto nel nostro Paese.
Prima di iniziare è bene ricordare come le prime due stagioni hanno raccontato la storia di diversi criminali della Capitale. Siamo a Roma e gli interessi politici e personali dividono tutto : i partiti , il Vaticano, i criminali, le famiglie, le amicizie di vecchia data e l’amore. Ma quelle che all’apparenza sembrano classi sociali diverse trovano alcuni punti in comune per cui lottare e, dunque, le loro storie si intrecciano: soprattutto quelle di Aureliano, il secondo genito della famiglia criminale Adami, Alberto Anacleti (detto Spadino), fratello del boss del clan degli zingari e Gabriele Marchilli, figlio unico di un poliziotto. Tutti si ritrovano a essere coinvolti in affari malavitosi per l’assegnazione degli appalti per la costruzione del Porto Turistico di Roma nella frazione di Ostia. Perché questo luogo è così conteso? Semplice, è un presidio strategico per il traffico di droga.
Ma suburra non è solo una storia di criminali disposti a qualsiasi cosa. Suburra è anche la storia di politici i corrotti che stringono accordi con i criminali per i loro interessi personali. E’ la storia dei rapporti della Chiesa con potenti criminali.
Suburra ha avuto il pregio di dare forma visiva a queste forze oscure, restando aderente alla cronaca reale pur trasferendola in un racconto che è in larga misura «di genere». La terza e ultima stagione della serie ha, se possibile, confermato tutti i pregi e alcuni limiti dell’operazione Netflix. All’impatto visivo dirompente e iconico, garantito dalla regia e dal cast (Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara su tutti), non sempre corrisponde una scrittura altrettanto convincente, soprattutto in questo ultimo atto in cui era necessario tirare le fila dei tanti nodi narrativi aperti. Chi si aspettava un incastro con il film sarà rimasto deluso, ma in fondo distaccarsi dalle narrazioni precedenti per creare un universo narrativo libero e autonomo, più immaginifico e ricco, è sempre stato uno dei tratti più interessanti della serie.
La terza Stagione
Roma : Lele si è suicidato dopo aver confessato di aver ucciso il padre di Aureliano Adami e dopo essere stato torturato da Samurai. Sia Aureliano e sia Spadino hanno in mente solo un’azione da compiere: Uccidere samurai e vendicare il loro amico.
L’obbiettivo di uccidere Samurai ,però, non farebbe male a nessuno e nemmeno prendere il suo posto al comando delle bande di Roma. Esiste un unico tipo di fiducia, quella tra i due amici: per il resto bisogna diffidare di tutti e il primo da prendere con le pinze è proprio Amedeo Cinaglia , che è disposto a tutto, a costo di pagare qualsiasi prezzo per raggiungere l’apice della piramide politica.
A questo punto non ci si può concentrare solo su Ostia, un business troppo piccoli per due ragazzi ambiziosi e assetati di potere. Bisogna allargare gli orizzonti e guardare a Roma Nord, aprendo una nuova zona di spaccio e garantendo autorità a due figure femminili. Stiamo parlando di Nadia (Federica Sabatini), la fidanzata di Aureliano e Angelica (Carlotta Antonelli), la moglie di Spadino. E non è di certo finita qui, perchè sta per iniziare il Giubileo straordinario, e perchè no, magari ottenere i soldi destinati a quello – manovrando la mafia siciliana e corrompendo il Vaticano – non farebbe male a nessuno di loro.
Ci sono solo due cose da fare a questo punto:
La prima cosa è che tutti i personaggi devono stare in guardia! Lo stesso regista, Arnaldo Catinari, afferma «Il ritmo di quest’ultima stagione è molto più serrato: assitiamo a una specie di conto alla rovescia…»
La seconda è sedersi comodi sul divano e guardare la serie!!!!
Articolo a cura di Marco Luppi