Cgil, Cisl e Uil dicono stop al caporalato
Il segretario della Cisl Cecere: “Non bisogna mortificare la speranza di questi lavoratori“
Dalle ore 10 di questa mattina si è tenuto in Piazza della Libertà lo sciopero dei lavoratori agricoli della provincia pontina: i braccianti agricoli del territorio insieme alla comunità indiana si sono riuniti contro il caporalato e lo sfruttamento, chiedendo a gran voce un lavoro sicuro e tutelato.
Nella piazza erano presenti esponenti della CGIL, CISL, UIL, delle Organizzazioni Sindacali del settore agricolo Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil: lo scopo dell’incontro era quello di manifestare in risposta ai recenti episodi avvenuti nella nostra Provincia che hanno recato danno ai lavoratori agricoli. Particolarmente colpita è stata la comunità indiana, che ad oggi rappresenta almeno 1/3 dei circa 20.000 braccianti di Latina e che ha così deciso di proclamare uno sciopero del settore attraverso una manifestazione.
I gravissimi incidenti sul lavoro avvenuti di recente hanno messo in luce un sistema di prevenzione e di tutela della sicurezza nel settore agricolo molto carente; inoltre, un altro motivo che ha indotto i lavoratori allo sciopero è rappresentato dagli episodi di violenza e di intimidazione nei confronti dei lavoratori agricoli. Per i manifestanti è oggi necessaria un’immediata ed efficace riorganizzazione degli organi di controllo che, normalmente, dovrebbero essere al fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali per intervenire laddove se ne presenti la necessità per contrastare i comportamenti illegali ed oppressivi dei datori di lavoro.
In questo senso si è espresso il Segretario Generale della CISL di Latina Roberto Cecere, che una volta presa la parola ha asserito: “Oggi è una grande giornata di lotta e di sciopero contro il caporalato; eravamo convinti che questa piaga fosse stata eliminata a metà del secolo scorso, ma non è così: abbiamo dovuto riscoprirla a pochi passi da noi sul nostro territorio. Per questo motivo abbiamo chiesto al Prefetto di convocare immediatamente un tavolo, e che per quanto riguarda la sanatoria per i lavoratori dell’agricoltura, in particolare quelli della comunità indiana, che senza il permesso di soggiorno diventano lavoratori invisibili, sia subito convocato il comitato per i permessi. Attendiamo quindi Sue notizie”.
Il Segretario Generale della CISL di Latina ha poi invitato i manifestanti della comunità indiana presenti ad imparare la lingua italiana per avere un rapporto diretto con il Sindacato, con le istituzioni e con il territorio: “Voi siete arrivati qui in Italia dopo un viaggio lungo 7000 chilometri, un viaggio della speranza, una speranza che non dobbiamo mortificare. Abbiamo gravi problemi di lavoro nel nostro paese, ma il vostro lavoro è essenziale: chi arriva in Italia, lavora onestamente e rispetta le nostre leggi deve avere quello che gli spetta. Questo è l’augurio che facciamo ai lavoratori indiani e ai nostri lavoratori italiani. Lo faremo insieme a Cgil, Cisl e Uil come abbiamo sempre fatto: uniti si vince!”.
La chiusura della manifestazione è stata invece affidata a Mohamed Saady, reggente della Fai Cisl Latina, che così si è espresso: “Oggi siamo qui per l’ennesima volta, ma non soltanto per denunciare: oggi siamo qui per alzare il tiro, per lanciare un grido e dire basta. I lavoratori, siano essi immigrati o italiani, non possono essere vittime del caporalato e delle aziende che non rispettano le regole”. Saady ha poi aggiunto: “Come si fa a vivere in un’Italia fatta di diritti e assistere allo stesso tempo a situazioni di violenza inaudite? Abbiamo chiesto al Prefetto di cambiare marcia anche per quanto riguarda situazioni come quelle inerenti al trasporto o agli alloggi; bisogna cambiare cultura, lo dico a tutti quelli che ancora oggi non si sono rassegnati all’idea di una società multietnica con un mercato del lavoro che cambia: noi siamo parte integrante di questo paese! Voi siete la nostra nostra forza” ha concluso riferendosi ai presenti “Voi siete la forza di questo territorio, e la sua economia e la sua cultura hanno bisogno di voi, nonostante ci sia ancora qualcuno che soffia sul vento del razzismo per aumentare l’odio e l’ostilità. I nostri sportelli sono aperti, vi accoglieranno: abbiamo bisogno delle vostre denunce e delle vostre opinioni, perché ciò che viviamo oggi già qualcuno lo ha vissuto anni fa. Basta citare un famoso detto: ‘Volevamo braccia, sono arrivate persone’: questo vuol dire che siamo sempre stranieri rispetto a qualcun altro. Forza lavoratori italiani, forza lavoratori migranti, evviva il Sindacato!”.
Articolo a cura di Fabrizio Scarfò