Bowlby e la teoria dell’attaccamento alla mamma.
L’imminente rientro a scuola permette di focalizzare l’attenzionesulla teoria di John Bowlby, la quale si incentra principalmentesullo studio del rapporto tra il bambino ed il suo caregiver(letteralmente “colui che si prende cura”) di riferimento; solitamente riflesso nella figura materna.
Per quel che riguarda il punto di partenza dello studioso, lo stesso si sviluppò e organizzò intorno all’osservazione dei primati. Più nello specifico, Bowlby approfondì gli aspetti legati alla nascitadel legame tra madre-figli, sviluppando un’iniziale teoria che poneva al centro dell’attaccamento l’esigenza della sopravvivenza. Dunque, il cucciolo di primate resta legato agli adulti della sua specie al fine di ottenere da loro protezione.
In questo senso il concetto di “attaccamento” ruota intorno all’esigenza di vicinanza con la figura di riferimento, soprattutto in situazioni di stress o pericolo.
Neanche traslando il discorso dai primati all’uomo il discorso cambia: infatti il neonato, nel processo di crescita, tende ad avvicinarsi sempre di più alla figura del caregiver in quanto fonte di sicurezza.
A tal proposito, è però bene sottolineare che il tipo di legame con la figura di riferimento influisce e definisce le relazioni future del soggetto.
Bowlby rintraccia, infatti, due tipi di attaccamento:
L’attaccamento sicuro e l’attaccamento insicuro. Il primo si sviluppa se il bambino sente di avere protezione, sicurezza e affetto dalla figura di riferimento; mentre il secondo si sviluppa quando l’infante nutre sentimenti quali: prudenza, senso di abbandono o dipendenza eccessiva dal caregiver.
A riguardo, lo stesso identifica anche quattro fasi in cui prende vita tale legame:
1) Dalla nascita fino alle 12 settimane
2) Dai 6-7 mesi
3) Dai 9 mesi
4) Dai 3 anni
Nella prima fase il neonato non è in grado di distinguere le persone che lo circondano seppur è in grado di focalizzare la propria madre tramite l’olfatto e l’udito.
Già nella seconda fase, però, il bambino acquisisce capacità discriminative che gli permettono di focalizzare l’attenzione sulla figura di riferimento.
Nella terza è in grado di esplorare il mondo, pur tenendo conto della presenza della madre, che per lui è ancora fondamentale, mentre nella quarta fase riesce a stare solo, o con altre figure importanti, quando la madre si allontana per un breve tempo.
Sull’argomento vi sarebbe molto da dire, ma l’importante è evidenziare come lo sviluppo di un attaccamento sicuro sin dalla tenera età possa evitare l’insorgere di malattie psichiche, come la depressione o stati di angoscia, durante l’età adulta.
Articolo a cura di Ilaria Genovesi