Quell’insopportabile distanza fra retorica e messa in atto, l’importanza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Un giorno di cruciale importanza. Non facendo uso di una scadente retorica fine a sé stessa, bensì cercando di proporre mediante gli strumenti di cui si dispone, viene qui proposta una miscela di collegamenti concreti in un giorno che fa luce su una questione più importante di quel che ancora non sembri, fondata su un lato tanto dimenticato dalla realtà quanto oscurato dalla stantia esistenza di un conservativismo ormai davvero retrogrado e intollerabile. Quel lato umano che abbraccia tanta più giustizia e concretezza di quanto ne si possa volere.
Sembra sempre un po’ convenzionale affrontare il discorso sulle donne, “ne parlano tutti solo per fare i femministi”. Magari molti lo fanno per questo, e comunque, non dovrebbe essere tale il motivo per cui allontanarsi da una questione così rilevante. Questa pochezza non deve rappresentare un ostacolo, men che meno un distoglimento di (im)pura focalizzazione. Poiché al centro dell’attenzione si erge un argomento ramificato in tantissimi concetti e circostanze che meritano un coinvolgimento di enorme rilievo.
Cercando di fare collegamenti anche, e soprattutto, con la realtà esistente, si possono analizzare tre casi in particolare, non da prendere perché ipotizzati in quanto più “importanti” rispetto ad altri ma perché di imminente accaduto, senza elargire troppo e costruire castelli di parole quando la presentazione dell’empiricità può fare molto di più.
Perché presentarli? Sono tre diversi contesti, tre diversi punti di vista. Uno di matrice sociale, l’altro politico e infine artistico.
Tutti e tre nella loro forma presentano una prospettiva fondamentale su cui ragionare e cercare di capire la realtà delle cose filtrandola diversamente rispetto a come il nostro stesso Stato ce la presenta, rispetto a come coloro che dovrebbero rappresentarci la affrontano e come, quindi, tutto questo abbia una conseguenza enorme; ad esempio: sulle leggi, la loro efficienza e tempestività. Quanti casi di stalker ancora esistono? Come mai ogni processo si estende su un’analisi così ridondante? Perché tutta quest’ampollosità nel voler, o meglio, “dover” accogliere i penosi cavilli su cui fanno leva gli avvocati “del diavolo”, ossia coloro dalla parte della persona “presunta” ma palesemente colpevole? Questa mentalità sta ancora incidendo in maniera diretta, ma velata burocraticamente, sulla vita di tantissime ragazze e donne che non si sentono soffocare solo dall’esperienza traumatizzante ma anche dallo stesso Stato che in prima linea non ci si mette, senza operare concretamente. Collegato a questo, quindi, quanti sono i casi di violenza domestica? A iosa. Col caso di Alex e il suo coraggio incomparabile nel difendere la mamma, nonostante il lungo processo a cui è stato sottoposto insieme alla sua famiglia, il vessillo della bramata verità è stato impiantato una volta per tutte e senza dargli altre inutili forme inconsistenti.
Vogliamo parlare del secondo contesto unito al terzo? Quanto è vero che tantissimi pur di pubblicizzarsi cadendo nel ridicolo più vomitevole farebbero di tutto? Di esempi ce ne sono, purtroppo. Esempio lampante è rappresentato da chi sfoggia abiti colorati su Instagram a favore della comunità LGBTQ+ ex abrupto quando fino a ieri urlava in diretta TV “Meglio fascista che frocio”contro una donna di nome Vladimir Luxuria. Nobiltà d’animo improvvisamente comparsa? Bizzarra coincidenza di corrente ideologica, se si vuol essere eleganti; putrida finzione, a parlar con franchezza. E quando c’è da procedere verso l’analisi e la concretizzazione di giusti passi verso quelle che sono davvero le “pari opportunità”, la ministra Bonetti viene lasciata sola in Parlamento. Dove sono tutti quelli che cantano femminismo e razzolano inettitudine? Assenteismo poco denunciato, troppo poco monitorato. Incoerenza, barbarie morale, menefreghismo totale, tante donne ancora vittime.
Per non parlare del fatto che il femminismo non è una parola a séstante, senza principi. Fa parte ufficialmente di una delle voci più importanti delle teorie di politica internazionale assieme ad altre come il liberalismo, il neorealismo, il costruttivismo et cetera. E quindi presentando una “letteratura” con delle basi, alcune ben designate e altre sicuramente “in via di sviluppo”. Non denigriamo solo perché la mentalità persistente ancora le identifica come parole buttate al vento, la pratica arriva quando il concetto viene preso in considerazione, quando l’ideologia viene finalmente capita, appresa, accolta. Rimarranno solo parole al vento quelle parole di molti che realmente credono in questa realtà così fondamentale ma si vedono contrariati, questa realtà che tanto aspetta di dare il modo di poter provare che tra teoria e pratica, non sempre debba esserci una distanza così dolorosa. E se ancorprima lo Stato non fa nulla, cerchiamo di fare nostre certe responsabilità, di guardarle con profondità e chiederci empaticamente se effettivamente ci sia un equilibrio. Mettiamoci nei panni dell’altra perché la comprensione avviene prima di tutto mediante l’empatia. Una frase a cui spesso penso, e non da sentimentale, ma da persona che ci crede: “L’amore salverà il mondo quanto la gentilezza, ma l’empatia lo migliorerà.”
Ad ognuna di voi, sempre.
Articolo a cura di Alessandro Bonetti