LA STANZA
Stella, in lacrime e con indosso l’abito da sposa, è sul punto di saltare dalla finestra, quando viene fermata dal trillo del campanello. Un uomo dice di aver prenotato una stanza nel residence su un sito internet, ma Stella afferma che sono mesi che ormai la villa non è più abilitata a B&B. Non potendo, quindi, accogliere la richiesta dello sconosciuto, Stella è sul punto di mandarlo via, ma l’uomo la supplica di offrirgli un riparo almeno fino a quando non avrà smesso di piovere. I misteri sull’ospite si infittiscono quando afferma di conoscere bene l’ex marito di Stella e nelle successive ore, la giornata della donna cambierà drasticamente.
“La stanza” è un film thriller-drammatico-horror del 2021 diretto e sceneggiato da Stefano Lodovichi (“In fondo al bosco”, 2015), disponibile su AmazonPrime.
Un film minimale ambientato in una bellissima villa e con un cast composto da soli 3 attori: Camilla Filippi nei panni di Stella, Edoardo Pesce in quelli di Sandro, e Guido Caprino, lo sconosciuto. Dei tre protagonisti spicca sicuramente Caprino, che colpisce per l’intensità della sua interpretazione: un personaggio misterioso e inquietante che crea disagio e confusione non solo agli altri due protagonisti, ma anche nello spettatore.
La regia di Lodovichi mette al centro i rapporti umani, optando spesso per primi piani e camera fissa. Quindi, non troviamo particolari virtuosismi, essendo un film drammatico. Di particolare nota è la scelta della location, che rispecchia quella decadenza e fragilità al centro della storia, della relazione fra Stella e Sandro.
La storia parte con delle premesse molto interessanti, che catturano l’attenzione dello spettatore. Come Stella, anche il pubblico vuole capire chi sia questo sconosciuto, perché abbia così tanta familiarità non solo con la donna, ma soprattutto con la villa. Non appena arriva Sandro, però le carte in tavola cambiano e i due ex coniugi si ritrovano segretati in casa.
Lo sconosciuto, che scopriremo chiamarsi Giulio, mostra alla coppia una foto ritraente Sandro in compagnia di un’altra donna e di un bambino, costringendolo quindi a confessare davanti a Stella il motivo della fine della loro relazione. Giulio andrà più a fondo, scavando fino a quando emergeranno scomode verità, che sfoceranno in un’ inaudita violenza nei confronti di Sandro. Un riferimento a personaggi efferati come Jack Torrance di Nicholson in “Shining”.
La trama, poi, si contorce fino ad arrivare a un punto di totale confusione. Seppure il personaggio di Giulio sia quello più accattivante, è anche quello scritto in modo approssimativo. Le motivazioni che lo spingono sono forti, comprensibili, umane, eppure l’inserimento dell’elemento fantascientifico porta alla totale sospensione dell’incredulità, quindi del coinvolgimento dello spettatore. E’ una scelta di trama forzata, perché non vengono fatte le dovute premesse, finendo per risultare il solito stratagemma per cercare di stupire lo spettatore e per etichettare la sceneggiatura come “originale”.
Il titolo fa riferimento alla camera dove vive nascosto il figlio di Stella e Sandro. Il bambino è una presenza che aleggia sulla casa, sul confronto tra i tre adulti. E’ il punto nevralgico di tutta la storia,
che tuttavia non viene sviluppato in maniera convincente. Il riferimento, poi, al fenomeno degli “hikikomori” è fine a se stesso, non venendo meglio presentato e argomentato, perdendo un’ottima occasione per parlare di qualcosa di nuovo e attuale, preferendo rimanere nella solita comfort zone del dramma familiare, tipico della cinematografia italiana. Un genere ormai moribondo.
“La stanza” è un thriller di base che inizia molto bene, che incuriosisce, affascina fin dal primo minuto, per poi perdersi, provando a sperimentare il genere fantascientifico, che in questo contesto è inappropriato.
Il film gode di una buona regia, interpretazione e scenografia, ma ha una sceneggiatura, purtroppo, debole, claudicante che penalizza molto la riuscita di un ottimo film.
Voto: 4/10
Articolo a cura di Sara Paterniani