Disforia di genere
La disforia di genere – o incongruenza di genere – è il malessere avvertito da un soggetto che non si riconosce nel proprio sesso assegnatogli alla nascita.
Il precedente termine “disturbo” è stato rinominato “disforia” nel DSM-5, a causa della stigmatizzazione che il termine disturbo comportava: nell’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali l’incongruenza di genere non è più una categoria dei disordini mentali ma si fa portavoce di una categoria a sé stante, in quanto le persone transgender sono in grado di intendere e di volere, e non sono affetti da disturbo mentale. Secondo il DSM-5, i criteri diagnostici per identificare l’incongruenza di genere negli adolescenti e negli adulti sono i seguenti:
a) Una marcata incongruenza tra il genere di cui una persona ha esperienza/esprime, e il genere assegnato alla nascita, di durata di almeno sei mesi, che si manifesta con almeno due dei seguenti:
– marcata incongruenza tra genere esperito e caratteristiche sessuali primarie/secondarie (o nei giovani adolescenti, le caratteristiche sessuali previste).
– forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie a causa della marcata incongruenza col genere esperito (o nei giovani adolescenti, il desiderio di prevenire lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie previste).
– forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie o secondarie del genere opposto.
– forte desiderio di appartenere al genere opposto (o ad un genere alternativo diverso da quello assegnato alla nascita).
– forte desiderio di essere trattato come un membro del genere opposto (o di un genere alternativo diverso dal genere assegnato alla nascita).
– forte convinzione di avere sentimenti e reazioni tipici del genere opposto (o di un genere alternativo diverso dal genere assegnato alla nascita).
b) La condizione dev’essere associata inoltre a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
In Italia la mobilitazione portata avanti dal Movimento Italiano Transessuali e dei Radicali con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema portò alla promulgazione nel 1982 della legge 164 del 14 aprile di quell’anno recante la “disciplina per la rettificazione del genere sentito e conseguentemente del nome anagrafico” a favore delle persone transgender.
Questa legge rappresenta, secondo la comunità LGBT, un importante esempio di civiltà giuridica e sociale che tutela e protegge le persone. In particolare l’articolo 3 della legge recita che “Il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza. In tal caso il tribunale, accertata la effettuazione del trattamento autorizzato, dispone la rettificazione in camera di consiglio.”
Le informazioni utilizzate per definire la nosografia della disforia di genere sono riconducibili alla pagina Wikipedia “Disforia di genere” (https://it.wikipedia.org/wiki/Disforia_di_genere).
Il presente articolo non vuole essere uno spazio in cui si parla del più ampio discorso legato alla comunità LGBT, ai diritti degli omosessuali e così via visto il delicato tema verso cui si va incontro ma – partendo da una definizione che la Comunità Scientifica ne fornisce attraverso il DSM 5 – dare una definizione puramente descrittiva a livello medico clinico.
Articolo a cura di Rosario Cassaniti