Follia moderna
La stragrande maggioranza delle persone, specialmente chi è del settore, saprà che al giorno d’oggi il “manicomio” inteso come “istituto in cui si ricoveravano i malati di mente” non esiste per effetto dell’attuazione della “Legge Basaglia”, riferendosi all’associazione con il nome di Franco Basaglia (psichiatra e promotore della riforma psichiatrica in Italia). La legge 180 del 13 maggio 1978, come detto, impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il Trattamento Sanitario Obbligatorio istituendo servizi di igiene mentale pubblici; si basava sulle nuove e “più umane” concezioni psichiatriche promosse e sperimentate da Basaglia stesso. L’idea che questa legge proponeva era quella di ridurre le terapie farmacologiche e la contenzione, riconoscendo i diritti e la necessità di una miglior qualità di vita dei pazienti che alla chiusura dei manicomi sarebbero stati seguiti e curati da ambulatori territoriali. Per supplire la mancanza di strutture adatte al ricovero e alla cura dei “pazzi” sono state istituite delle Comunità Teraputiche Assistite, le quali garantiscono l’assistenza di base (vitto, alloggio, farmaci di prima necessità), visite mediche, visite specialistiche con psicologi e psichiatri e così via.
Il tema della ‘pazzia’ è stato ripreso da molti autori nella letteratura d’ogni tempo. In Italia, per non andare tanto lontano dal nostro contesto storico e geografico, uno dei primi ad inserire l’elemento “folle” come caratteristica principale dei personaggi dei propri scritti fu Luigi Pirandello, che decise di far incarnare nel protagonista di “Uno, nessuno e centomila”, Vitangelo Moscarda, tutto il relativismo psicologico che caratterizza il pensiero pirandelliano. Vitangelo Moscarda incarna il narcisismo moderno che delinea la società in cui noi oggi viviamo: ricco uomo ereditiere, agiato nella ricchezza costruito dal padre, inizia ad avere una crisi di identità nel momento in cui la moglie gli fa notare che il suo naso è “leggermente storto”: da questo momento in poi si rende conto che le persone attorno a lui hanno un immagine della sua persona completamente diversa da quella che lui crede di aver costruito. Da quel momento l’obiettivo di Vitangelo sarà quello di scoprire chi è veramente. In un periodo di alti e bassi, Moscarda arriverà alla follia in un ospizio, unico luogo dove però si sentirà libero da ogni regola, in quanto le sue sensazioni lo porteranno a vedere il mondo da un’altra prospettiva. “La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola, domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo”: arriverà a dire così, in un passo, il protagonista del romanzo pirandelliano. L’apparire è da sempre stata, ieri come oggi, prerogativa per essere “accettati” dalla società: si preferisce apparire anziché essere. In un mondo in cui prevare questa sorte di ‘legge morale’, si è disposti pure a diventare folli pur di non digerire il fatto di non essere accettato dalla società così per come si è.
Un altro volto molto conosciuto in Italia, stavolta nel campo musicale, che si è occupato di infermità mentale è Simone Cristicchi: tutti sicuramente ricorderemo il brano che portò al Festival Sanremese nel febbraio 2007 con il titolo “Ti regalerò una rosa”. In particolare alcuni versi recitano “[…] I matti sono punti di domanda senza frase | migliaia di astronavi che non tornano alla base | sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole| I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole […]”: parole nude che delineano una realtà che in molti non capiscono o, meglio, fanno finta di capire. Anche chi è veramente pazzo, come Antonio, riesce a provare dei sentimenti forti come l’amore, quello che il protagonista prova per Margherita: nonostante la tristezza e la cupezza del luogo in cui è rinchiuso, nonostante i suoi “problemi”, nei momenti di lucidità lui si sente veramente uomo, in quanto poteva amare.
Articolo a cura di Rosario Cassaniti